Sentieri & Cammini
Spedaletto offre numerosi percorsi che si snodano nei monti e boschi intorno al paese, di qualsiasi difficoltà e impegno.
Il più conosciuto è sicuramente il "Cammino di San Bartolomeo", un cammino storico, naturalistico e devozionale che unisce i luoghi di culto di San Bartolomeo dell’Appennino tosco-emiliano: il percorso da Fiumalbo a Pistoia è lungo circa 100 Km, percorribili a discrezione del pellegrino indicativamente in cinque giorni.
Recentemente è stata aperta la “porta lucchese” del Cammino, con un percorso che da Popiglio conduce a Vico Pancellorum e di lì a Limano, Cocciglia, San Cassiano e Pieve di Controne.
Lungo il percorso, che si sviluppa prevalentemente tra mulattiere e sentieri attraverso antichi boschi in quota, il pellegrino può trovare molti luoghi sacri di interesse quali le Chiese dedicate a San Bartolomeo a Fiumalbo ed a Cutigliano mentre a Spedaletto, in lingua antica Pratum Episcopi, si trova la Chiesa dedicata ai Santi Antonino e Bartolomeo con gli edifici annessi appartenuti ad un antico centro medievale per l’ospitalità e la cura di viandanti e pellegrini.
A Pistoia degna di nota è la chiesa di San Bartolomeo in Pantano che fu eretta tra il 726 e il 764 per iniziativa del nobile longobardo Gaido Aldo, il che ne fa uno degli edifici sacri più antichi della città.
Uscendo dal tracciato è possibile raggiungere il centro dei vari paesi interessati dal percorso e trovare quindi luoghi dove soggiornare e riposare oltre che essere un’ottima occasione per conoscere prodotti tipici locali ed assaporare i piatti della tradizione.
Si consiglia di non percorrere questo itinerario senza adeguate documentazioni ed informazioni oltre che con idonea preparazione e equipaggiamento.
La Miniera
Il giacimento di manganese è situato a circa 30 minuti dal paese di Spedaletto, nei pressi del torrente Martellano, tra i meridiani 1° 29' e 1° 30' ed i paralleli 44° 01' e 44° 02'.
Esso è stato oggetto di varie ricerche al fine di valutare le opportunità dell'estrazione di tale minerale a partire dal 5 novembre 1915, quando fu iniziata una galleria che - una volta terminata - aveva la lunghezza di 108 metri.
Nel maggio del 1926 fu iniziata una seconda galleria, 15 metri più in basso della prima, che raggiunse la lunghezza di 208 metri.
Detti lavori di ricerca furono in seguito oggetto di vari sopralluoghi di geologi e ingegneri del Corpo Reale delle Miniere.
Le loro valutazioni sulla convenienza per l'estrazione del minerale furono discordanti e portarono comunque alla completa sospensione dei lavori di ricerca.
Il 29 agosto 1939 fu effettuato un nuovo sopralluogo da parte di un perito minerario il quale, fra le altre valutazioni, aveva anche previsto l'eventuale trasporto del minerale tramite una teleferica automotrice dall'abitato di Spedaletto fino alla stazione ferroviaria di Pracchia (5000 metri).
Tuttavia anche questa ipotesi non fu mai realizzata ed i lavori di ricerca furono definitivamente interrotti a causa della scarsa convenienza nell'estrazione del minerale.
Di questo giacimento è ora visibile una piccola apertura dalla quale è possibile vedere la parte inferiore della galleria completamente allagata.
La Via Francigena
La Via Francigena o Francisca è parte di un fascio di percorsi che dall’Europa occidentale, in particolare dalla Francia (il nome via Francigena significa “via che ha origine dalla Francia”), conducevano nel Sud Europa fino a Roma proseguendo poi verso la Puglia, dove vi erano i porti d’imbarco per la Terra santa, meta di pellegrini e di crociati.
Il ramo principale, superate le Alpi al Monginevro ed attraversata la pianura padana, scavalcava l’Appennino attraverso il Passo della Cisa, che allora si chiamava Monte Bardone.
Dal Monte Bardone si scendeva in Lunigiana attraversando Pontremoli, Sarzana e raggiungendo infine Luni ove nei pressi dell’antico ospitale di San Lazzaro si congiungeva con la Via di Spagna, che portava i pellegrini spagnoli a Roma e quelli italiani a Santiago de Compostela salpando dall’antico porto di San Maurizio sul fiume Magra.
Costeggiando le Alpi Apuane si raggiungeva Lucca, una delle mete principali della Via Francigena proseguendo poi per Porcari, Altopascio, Galleno e Fucecchio. Da qui continuava poi verso Siena, la Val d’Orcia e giù fino alla città eterna.
La Via Francesca della Sambuca
La via Francesca della Sambuca, con una lunghezza di poco più di 96 km, costituisce una variante della Via Francigena ed univa nel medioevo le città di Pistoia e Bologna percorrendo un itinerario conosciuto probabilmente sin dall’età del bronzo ed utilizzato sicuramente in epoca etrusca per collegare i territori tirrenici e quelli adriatici.
Dalla Piazza del Duomo di Pistoia ci si dirige verso Valdibrana e risalendo il crinale fra la Brana e l’Ombrone si passa per il Signorino fino a superare il crinale appenninico a quota 932 al Passo della Collina.
Dalla Collina il tracciato scende verso la località Spedaletto, antica sede di un Ospitale luogo di accoglienza, cura e difesa per i pellegrini e prosegue per Stabiazzoni. A San Pellegrino al Cassero (l’antico “Ponte Mezzano”), la strada si snoda in sinistra della Limentra a monte del Corniolo fino a Bellavalle risalendo fino al Castello di Sambuca. Da qui la Via Francesca scende a Pavana, raggiungendo il fondovalle per attraversare nuovamente il fiume in località Teglia e da qui proseguire verso Bologna.
Il numero di tappe può variare a piacere del pellegrino in quanto la rete delle ospitalità consente una pianificazione autonoma e flessibile, allungando o accorciando le giornate secondo le situazioni e le esigenze. A seguire la mappa con alcune delle località caratteristiche della porzione toscana del cammino.
Si consiglia di non percorrere questo itinerario senza adeguate documentazioni ed informazioni oltre che con idonea preparazione e equipaggiamento.
Per maggiori informazioni anche in merito alla effettiva fruibilità del tracciato è possibile consultare il sito ufficiale della Via Francesca della Sambuca.
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